
frontespizio dell'edizione giolitina, la prima intitolata La Divina Commedia (1555)
Infatti, nel Canto XXXII del Purgatorio, ovvero quando Dante di trova nel paradiso terrestre, l'Eden, egli scrive:
"[...] come le nostre piante, quando casca
giù la gran luce mischiata con quella
che raggia dietro la celeste lasca,
turgide fansi, e poi si rinovella
di suo color ciascuna, pria che 'l sole
giunga li suoi corsier sotto altra stella;
men che di rose e più che di viole
colore aprendo, s'innovò la pianta,
che prima avea le ramora sì sole. [...]"
In questo caso quindi Dante utilizza il verbo innovare riferendosi alla capacità delle piante, grazie alla luce, di poter fiorire, ed eventualmente, rifiorire di un nuovo splendore.
Riferimento al Canto completo: https://divinacommedia.weebly.com/purgatorio-canto-xxxii.html
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